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      A questi pochi segni tra i molti puoi riconoscere l'adulazione e la lode vera, acciocchè non sospetti di tutti quei che lodano, ma sappi distinguere e misurare ciascuno con la misura sua. Queste sono due squadre, con le quali puoi squadrare le cose che io ho dette, e vedere se si adattano a questa o a quella. Se io avessi detto d'una brutta che la è simile alla statua di Cnido, eh, via, sarei a ragione un impostore, un adulator più feccioso di Cineto; ma di una che tutti sanno chi è, non è stato poi un ardire sì smisurato. Forse mi dirai, anzi mi hai già detto: bene, loda pure la bellezza, ma senza quella lode scandalosa di assomigliare alle dee una donna. Ma io, la verità vuole esser detta, io non alle dee ti ho assomigliata, o leggiadrissima donna, ma alle opere di valenti artefici fatte di pietra, di bronzo, d'avorio. Non parmi empietà paragonare uomini a cose fatte da uomini: salvo se tu non istimi che sia Pallade la fattura di Fidia, o sia Venere celeste la statua che Prassitele fece in Cnido non ha molti anni. Ma bada che non sia un'irreverenza avere questo concetto degl'iddii, le cui vere immagini io credo che ingegno umano non possa ritrarre. Se poi io ti ho agguagliata a quelle dee, non è colpa mia sola, se v'è colpa, nè io primo ho tenuto questa via, ma molti e bravi poeti, e massimamente il tuo cittadino Omero, il quale ora io chiamerò per mio avvocato, o pure dovrà anch'egli essere condannato con me. Dimanderò dunque a lui, o più che a lui, a te, che sì bene ricordi tutti i suoi versi più belli: che ti pare quando egli dice della cattiva Briseide, che simile all'aurea Venere piangeva Patroclo?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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