Se per questo fatto voi li onorate, farete venire a molti la voglia d’imitarli: e dall’esempio antico considerate un po’ se è bello per voi che molti Oresti e Piladi vi arrivino in Scizia. Per me, mi pare che così voi tosto resterete senza culto e senza dei, perchè quelli che vi rimangono vi saranno rubati via allo stesso modo dai forestieri: ma credo poi che ve li rifarete a nuovo tutti gli dei, indierete quelli che son venuti a rubarveli, ed offerirete sacrifizi a chi v’ha spogliati i templi. Se non per questo voi onorate Oreste e Pilade, dimmi, o Tossari, qual altro benefizio v’hanno fatto, pel quale voi, che prima neppure vi sognavate che fossero dei, ora per contrario, onorandoli di sacrifizi, li annoverate fra gli dei, ed offerite vittime ad uomini che poco mancò non furono essi vittime? Questa parmi una cosa ridicola, e contraria alle vostre usanze antiche.
Tossari. Eppure questa che tu hai contata, o Mnesippo, fu una gran prodezza di quegli uomini. Esser due ed ardire una così ardita impresa; partirsi dalla patria tanto lontana, valicare il Ponto, dove nessun Greco s’era mai attentato di entrare, eccetto, quelli che sulla nave Argo portarono guerra a Colco; non aver paura nè de’ terrori che si contano di quel mare, nè del nome d’inospitale che ha per le genti feroci che ne abitano le sponde; e poi che furono prigioni, non pure liberarsi con tanta bravura, ma vendicarsi dell’oltraggio, uccidere il re, rapire Diana, e partirsi; non son cose mirabili queste e degne di divini onori per tutti quelli che hanno in pregio la virtù? Ma non per questa prodezza, che noi ammiriamo in Oreste e Pilade, noi li teniamo come eroi.
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