Mnesippo. E dimmi dunque che altro fecero di grande e di divino. Se navigare e peregrinare, io ti nominerò molti mercatanti, che sarieno più divini di loro, specialmente i Fenici, i quali non pure valicarono il Ponto, e giunsero sino al Bosforo ed alla Meotide, ma navigano per tutti i mari greci e barbari, van per così dire frugando tutte le spiagge e tutti i lidi ogni anno, e sullo scorcio dell’autunno si ritirano. Questi per la stessa ragione li terrai come Dei, benchè molti sieno vinai e salumai.
Tossari. Odimi, o caro, e vedi quanto meglio di voi noi altri barbari giudichiamo degli uomini valenti. In Argo ed in Micene non si vede neppure una tomba onorata di Oreste e di Pilade, e fra noi si addita un tempio consacrato a tutti e due in memoria della loro amicizia, si offeriscono sacrifizi, si rendono onori di ogni maniera; e senza riguardare che erano forestieri e non Sciti, noi li giudicammo uomini eccellenti. Dappoichè noi non ricerchiamo di qual paese sono gli uomini eccellenti e prodi; nè abbiamo invidia se quelli che non ci sono amici fanno belle azioni, ma li lodiamo, e per le loro belle azioni ce li facciamo amici e cittadini. Noi ammiriam grandemente e lodiamo quegli uomini perchè ci pare che essi sieno stati amici perfettissimi, e che insegnino agli altri come si deve accumunare ogni fortuna con gli amici, e come si possa essere pregiato dai migliori fra gli Sciti. La storia delle loro sventure, e ciò che l’uno fece per l’altro, tutto i nostri maggiori scrissero sovra una colonna di bronzo, e la rizzarono nel tempio d’Oreste: e fecero una legge che il primo insegnamento, la prima istruzione de’ loro figliuoli fosse questo, d’imparare a mente lo scritto della colonna.
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