Saria una gran vergogna, quei due vincere tanti Sciti, quanti ne dicono le vostre tradizioni e le antiche pitture che testè m’hai descritte; e tutti i Greci, di tante genti e di tante città, non avere un campione per istarti a fronte. Se questo fosse, io vorrei aver tagliata non la mano destra, come s’usa tra voi, ma la lingua. Ma bisogna stabilire il numero di questi bei fatti d’amicizia, o chi più ne dirà sarà tenuto vincitore?
Tossari. No: anzi si stabilisca che non istà nel numero la loro forza; ma se i tuoi parranno migliori e più penetranti de’ miei, dicendone tanti tu quanti io, certamente le armi tue mi faranno ferite più mortali, ed io mi ti darò per vinto.
Mnesippo. Bene: e stabiliamo quanti per uno. A me pare che cinque bastino.
Tossari. E pare anche a me. Comincia tu, ma prima giura di non dir altro che il vero. Perchè foggiar di questi fatti non saria difficile; e la pruova non se ne potria fare. Ma se giuri, debbo crederti.
Mnesippo. Giuriamo, se tu credi necessario il giuramento. Ma per qual vuoi de’ nostri Dei.... ti basta pel protettore dell’amicizia?
Tossari. Sì: ed io giurerò per quello del mio paese quando toccherà a me a parlare?
Mnesippo. Mi sia testimone Giove protettore dell’amicizia che quanto io ti dico o lo so per mia propria conoscenza, o ne ho avute informazioni esatte quanto m’era possibile; e che non v’aggiungo nulla del mio. Ora ti conterò prima il fatto di Agatocle e di Dinia, la cui amicizia è in gran voce fra i Gioni. Questo Agatocle di Samo, che poco fa viveva ancora, fu un uomo rarissimo nell’amicizia, come ne diè pruova, benchè non avanzasse gli altri Samii nè per nobiltà nè per ricchezze.
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