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      Con uno strido disse: m’affogo! e appena si teneva a galla. Come l’udì Eutidico, che a caso era nudo in letto, gettasi in mare, e prendendo Damone cui già venivan meno le forze, l’aiutava a nuotare e sollevarsi. Dalla nave si vedeva ogni cosa, chè splendeva la luna: volevano aiutare quei due disgraziati, ne avevano pietà, ma non potevano nulla, chè il vento spingeva gagliardo: pure presero questo espediente, gettaron loro molti sugheri e alquante funi, affinchè con questi s’aiutassero a nuotare se a caso ne afferrassero, ed infine anche la scala che non era piccola. Ora pensa tu quale altra maggiore dimostrazione d’affetto si può dare ad un amico caduto di notte in mare così infuriato, che voler morire con lui? Mettiti innanzi agli occhi l’altezza de’ cavalloni, il fremito del mare che si rompe, la spuma che bolle, la notte, la disperazione, e poi quello che già affoga, che appena leva la testa, e tende le mani all’amico; e costui che subito gli si lancia appresso, e l’aiuta a nuotare, e non teme altro se non che Damone muoia prima di lui. Così vedrai che non è un amico comune questo Eutidico, che t’ho narrato.
      Tossari. Deh, perirono essi, o Mnesippo, questi giovani, o ebbero qualche soccorso inaspettato? Io temo assai per loro.
      Mnesippo. Rassicurati, o Tossari: si salvarono, ed ora sono entrambi in Atene, e studiano filosofia. Similo potè dirmi solo questo, che egli vide quella notte: l’uno cadere, l’altro lanciarsi appresso, ambedue nuotare: per quanto si poteva vedere di notte: ma il resto mi fu raccontato dagli amici di Eutidico.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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