La creatura fe’ un risolino ai senatori, e battè le mani, e il Senato commosso a quella innocenza, assolvette dalla condanna Menecrate, che già è tornato nell’antico stato per tale intercessore. Questo, mi disse il marsigliese, fece Zenotemi per l’amico suo. E non è piccola cosa, come hai veduto, nè la fariano molti Sciti i quali si dice che anche le concubine si scelgano bellissime.
Mi resta il quinto fatto: e non voglio raccontarti altro che quello di Demetrio di Sunio, che m’era uscito di mente. Demetrio s’imbarcò per l’Egitto con Antifilo d’Alopeca suo amico, col quale da fanciulli s’erano cresciuti ed educati insieme: ed egli studiava la filosofia cinica sotto il sofista di Rodi,(110) e Antifilo la medicina. Demetrio andava in Egitto per vaghezza di veder le piramidi e la statua di Mennone, avendo udito a dire che le piramidi così alte come sono non danno ombra, e che la statua di Mennone manda un suono quando nasce il sole. Avendo adunque Demetrio un gran desiderio di veder le piramidi e di udire Mennone, rimontò il Nilo nel sesto mese; lasciando Antifilo, che per la noia del viaggio e del caldo si rimase. Or questi cadde in una sventura nella quale avria avuto gran bisogno d’un amico generoso. Un suo servo Siro di nome e di patria, fatta comunella con certi ladri, entrò con essi nel tempio di Anubi, e spogliata la statua del Dio, presero due coppe d’oro, un caduceo anche d’oro, alcuni cinocefali d’argento,(111) e altrettali cose: deposero tutto da Siro. Dipoi colti sul vendere certi arredi, presi e collati, svertarono, e menati in casa di Antifilo, cavarono anche il furto nascosto sotto un letto in un luogo oscuro.
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