Non aspettarti che io ti conti cose simili a quelle che tu mi se’ venuto lodando, che uno sposi donna brutta e senza dota, che un altro mariti la figliuola dell’amico dotandola di due talenti, e che un altro si lasci imprigionare nella certezza d’essere poco appresso sprigionato: chè queste sono imprese facili, e non v’è niente di grande e di forte. Io ti conterò molte stragi, e guerre, e morti sostenute per gli amici: e così vedrai che le opere vostre son giuochi di fanciulli verso quelle degli Sciti. Pure avete una ragione a lodare quel poco che voi potete: vi mancano le occasioni grandi per dimostrare amicizia, perchè vivete in profonda pace: non si vede in bonaccia il buon pilota, ma ci vuole la burrasca per conoscerlo. Tra noi continue guerre, assalti, ritirate, scorrerie per predare, zuffe pe’ pascoli, dove c’è gran bisogno di amici prodi: e però noi stringiamo saldissimamente le amicizie, stimandole come le sole armi invincibili e formidabili. Ma prima voglio dirti in qual modo noi ci facciamo gli amici: non nei conviti, come usate voi, nè tra i giovani allevati insieme o vicini di casa; ma quando vediamo un uom prode e capace di grandi imprese, tutti gli andiamo attorno: e come voi cercate le nozze d’una fanciulla, noi cerchiamo l’amicizia sua, e facciamo ogni nostro potere per meritarla ed acquistarla. E poi che uno è stato scelto per amico, si stringe fra tutti e due un patto con un gran giuramento di vivere insieme, e di morire, se bisogna, l’uno per l’altro: e facciamo così. C’incidiamo insieme le dita, ne stilliamo il sangue in un calice, v’intingiamo le punte delle spade, poi insieme lo beviamo: e niente al mondo ci scioglie più. Questo patto si può fare al più in tre; e chi avesse più di due amici saria per noi simile alle donne pubbliche ed adultere; perchè crediamo che l’amicizia perde sua forza se è divisa tra molti.
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Sciti
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