Tutti e tre morirono, e noi li seppellimmo in due sepolcri vicini; in uno i due amici, nell’altro rimpetto il lione.
Terza ti narrerò la storia di tre amici, Macenta, Loncate, ed Arsacoma. Questo Arsacoma s’innamorò di Mazea, figliuola di Leucanore, re del Bosforo, quando egli andò ambasciatore pel tributo che i Bosforani ci avevan sempre pagato, e allora da tre mesi indugiavano. In un convito egli vide Mazea, che era una grande e bella giovane, e se ne innamorò perdutamente. Finito l’affare del tributo, il re gli donò, e prima di dargli commiato lo convitò ad un banchetto. È usanza nel Bosforo che gli amatori nel convito dimandano le fanciulle, e dicono chi essi sono, e quai meriti hanno per ottenerle in mogli. A questo convito vennero allora molti amatori, re, e figliuoli di re, v’era Tigrapate principe de’ Lazi, ed Adimarco signore di Maclui, e molti altri. Ogni amatore deve prima dire che egli è venuto per dimandare le nozze, e sedere tra gli altri convivanti in silenzio: ma terminato il convito, prendere una coppa, fare una libazione su la tavola, e dimandare la fanciulla, vantando la sua nobiltà, le sue ricchezze, e la potenza che egli ha. Secondo quest’uso molti fecero la libazione e la dimanda, ciascuno annoverando signorie e ricchezze: ultimo Arsacoma prese la coppa, e non fe’ libazione (chè noi non usiamo di versare il vino, e crediamo che questo sia un oltraggiarne il Dio), ma bevutala d’un fiato, disse: Dammi, o re, la tua figliuola Mazea in isposa: io ne son degno più di tutti, chè possiedo ricchezze più grandi assai.
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