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      Dettogli il perchè, levasi di tavola, e messo l’occhio dentro, vede me che mi pappava un bel tocco di cignale: e messosi anch’egli a ridere, entra dentro. Colto sul fatto dal padrone io mi dispiacqui assai di parere e ladro e ghiotto: ma egli aveva molto sollazzo a vedermi, e mi fè’ condurre nella sua sala a mangiare, e quivi apparecchiare una mensa, con sopravi molte cose che un altro asino non avria potuto mangiare, carni, ostriche, brodi, pesci sia marinati e sott’olio, sia con salsa di senape. Ed io vedendo che fortuna mi sorrideva benigna, ed accortomi che solo questo scherzo mi potrebbe salvare, benchè fossi già sazio, pure pranzavo stando innanzi la mensa. Tutta la sala risonava di risate: ed uno disse: Quest’asino beve anche vino, se uno gliene dà: il padrone me ne fece mescere, ed io ne bevvi quanto me ne fu presentato. Come egli vide che io ero un nuovo miracolo d’asino, comanda al suo maggiordomo di sborsare il doppio del prezzo a colui che mi aveva comperato, e mi affida ad un giovane suo liberto, a cui ingiunse d’insegnarmi a fare quanti scherzi potessero sollazzarlo. A costui fu facile ogni cosa, chè io ubbidivo ed eseguivo subito ogni cosa che egli m’insegnava. In prima mi fece adagiare sul letto per cenare a guisa d’uomo, poggiato sul gomito; poi lottare con lui, ed anche ballare rizzato su due piè, ed accennare di sì e di no a quello che si diceva: ed io facevo tutto quel che potevo, anche senza che egli me lo insegnasse. Però si sparge la fama grande che l’asino del padrone beveva vino, lottava, ballava, e che (la maraviglia maggiore era questa) alle parole accennava di sì e di no molto a proposito.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538