Perchè Socrate fu dato agli Undici, e non Melito? Perchè Sardanapalo fu re, ch’era un bardassa; e tanti bravi ed onesti Persiani furon fatti da lui crocifiggere, perchè non potevano patire quelle vergogne? E per non venire ai tempi nostri, e nominar le persone, perchè i malvagi e i furfanti sguazzano fra tutte le felicità, e gli uomini dabbene sono sbattuti qua e là, afflitti da povertà, da malattie, e da mille altri mali?
Giove. Tu non ricordi, o Cinico, quali pene attendono i malvagi dopo la morte, e di quanta felicità godono i buoni.
Il Cinico. Ah dell’Orco mi parli, e dei Tizii, e de’ Tantali. Io saprò che v’è di netto in questa faccenda dopo che sarò morto. Per ora vorrei viver bene quel tempo che mi resta, e dopo morte aver il fegato straziato da sedici avvoltoi: e non patire la sete qui, come Tantalo, per poi bere con gli eroi nelle isole dei beati, sdraiato su i prati dell’Eliso.
Giove. Che dici? Non credi che vi sono pene, e premii, e un tribunale dove ciascuno rende conto della vita sua?
Il Cinico. Ho udito che un Minosse di Creta fa il giudice laggiù. Dimmi qualche cosa di lui: ei t’è figliuolo, dicono.
Giove. Che vuoi sapere di lui, o Cinico?
Il Cinico. E chi punisce specialmente egli?
Giove. I malvagi certamente, come gli omicidi ed i sacrileghi.
Il Cinico. E chi manda egli nel soggiorno degli eroi?
Giove. I buoni, i giusti, che sono vissuti secondo virtù.
Il Cinico. E perchè, o Giove?
Giove. Perchè gli uni meritano premio, e gli altri pena.
Il Cinico. E se uno operasse il male involontariamente, lo punirebbe egli il giudice?
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