Ma vedi questa Bendi, e questo Anubi, e vicino a lui Atte, e Mitra, e Luno, sono tutti d’oro massiccio e di valore inestimabile.
Nettuno. E sta bene, o Mercurio, che questo faccia di cane segga innanzi a me, questo Egiziano a me che sono Nettuno?
Mercurio. Sì, o Scuotiterra, perchè Lisippo ti fece di bronzo e povero, non avendo oro allora i Corintii: e questo è il più ricco di tutti i metalli. Devi dunque cagliare se sei scartato, e non andare in collera se uno con tanto di muso d’oro ha più onore di te.
Venere. Dunque, o Mercurio, fammi sedere me in qualcuno dei primi seggi, chè io son aurea io.
Mercurio. Non a quanto io ti vedo, o Venere; e se io non ho lo traveggole, tu sei un pezzo di marmo bianco di Pentele; poi, perchè così volle Prassitele, diventasti Venere, e fosti data a quei di Cnido.
Venere. Ed io ti darò un testimone degno di fede, Omero, che in tutto il suo poema da capo a fondo dice ch’io sono l’aurea Venere.
Mercurio. Oh, egli dice ancora che Apollo ha molto oro ed è ricco: ed or ora vedrai anche costui sedere nella terza classe, chè i ladri gli han rubata la corona e sino i bischeri della cetra. Onde contentati di non andare proprio nella quarta classe dei proletarii.(122)
Il Colosso di Rodi. E con me chi ardirebbe contendere, con me che sono il Sole e di tanta grandezza? Se i Rodiani non avessero voluto farmi così stragrande e smisurato, con eguale spesa avrebbero potuto fare sedici iddii d’oro: onde, per ragion di proporzione, io debbo essere pregiato di più. E poi non mi manca arte e finitezza di lavoro in tanta grandezza.
| |
Bendi Anubi Atte Mitra Luno Mercurio Egiziano Nettuno Scuotiterra Lisippo Corintii Mercurio Venere Pentele Prassitele Venere Cnido Omero Venere Apollo Colosso Rodi Sole Rodiani
|