Queste non ti paiono opere d’una provvidenza?
Damide. Tu pigli per conceduto ciò che è controverso. Ei non è dimostrato che tutte queste cose sono effetto d’una provvidenza. Che esse sono così, lo dico anch’io; ma non segue necessariamente che esse sono così per una preveggenza. Cominciate in un modo o in un altro, debbono seguitare in quel modo: e tu chiami ordine la loro necessità. E così certamente ti sdegnerai con chi non segue la tua opinione, chè tu annoverando e lodando tutte le cose che sono nel mondo, credi di fare cosi una dimostrazione che ciascuna di esse è ordinata da una provvidenza. Ma, come dice il Comico,
Con questa hai fatto fiasco, dinne un’ altra.
Timocle. Io non so qual altra dimostrazione ci vuole in questo; ma pure ti dimanderò. Dimmi: tieni Omero per un ottimo poeta?
Damide. Sì certamente.
Timocle. Ebbene, io credo a lui che dimostra chiaro la provvidenza degli Dei.
Damide. Ma, o uomo mirabile, che Omero sia un buon poeta, tutti ne convengono teco: che faccia fede in queste cose; no, nè egli nè nessun altro poeta. Perchè questi non si curano di verità e di non verità, ma di allettare gli ascoltatori; e per questa cagione cantano versi, raccontano favole, ed usano ogni arte per dilettare. Pure io vorrei proprio sapere da te quali delle cose dette da Omero ti persuadono più: forse quelle che ei dice di Giove; come il fratello, la moglie, e la figliuola congiurarono di legarlo? e se la buona e pietosa Teti non avesse chiamato Briareo, forse ti avrebbero afferrato e legato l’ottimo Giove.
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