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      E noi che faremo ora?
      Mercurio. Credo che disse bene il Comico:
      Se poco te ne curi, il male è niente.
      Che gran disgrazia è se pochi uomini ne vanno con questa opinione? ce ne ha tanti altri che non pensano così, assai greci, e molto popolo, e la minutaglia, e tutti i barbari.
      Giove. Eppure, o Mercurio, saria bello il poter dire ciò che Dario disse di Zopiro: ed anch’io vorrei piuttosto avere un solo Damide per campione, che esser signore di mille Babilonie.
     
     
     
      Correzioni apportate nell’edizione elettronica Manuzio:
     
     
      Onde cóntentati di non andare = Onde contentati...
      Che si t’angoscia, e ti fa giallo in viso. = Che sì t’angoscia...
      La questione, o Apollo, è si grave = ...sì gravesbarbatello, che vuole ancora il pedagago = ... pedagogo
     
     
      XLIV.
      IL SOGNO,
      oIL GALLO.
     
     
      Micillo, il Gallo, Simone.
     
      Micillo. Ti colga una saetta di Giove, o gallo maladetto, che m’invidii un poco di bene, ed hai così stridula voce. Io ero ricco, io facevo un sogno dolcissimo, io nuotava in un mare di contentezza, e tu con un acutissimo strillo m’hai svegliato. Ah! neppur la notte posso fuggire questa mia povertà più scellerata di te. Ma a quanto io m’accorgo, tutto è gran silenzio ancora, ed io non sento, come al solito, quel brivido mattutino, che per me è sicuro segno dell’avvicinarsi del giorno: appena è mezzanotte; e costui sta vigilante come se guardasse il vello d’oro: e come il sole è andato giù s’è messo a schiamazzare. Ma non dubitare: come sarà dì, ti concerò io con un bastone. Ora mi sfuggiresti svolazzando all’oscuro.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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