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      Chi furo i maggior tuoi?
      All’udir queste parole per poco i’ non morii di paura, rimasi con la bocca aperta, e intronato da quel vocione. Ma dipoi tornatimi gli spiriti, raccontai alla semplice ogni cosa per filo, come io mi struggeva di conoscere le cose celesti, come andai dai filosofi, come ne udii dire cose oppostissime, come quelle contraddizioni mi fecero disperare: poi quel mio pensiero, e le ali, e tutto il resto, sino al cielo: infine aggiunsi ancora l’ambasciata della Luna. Allora Giove sorridendo un cotal poco e spianando le sopracciglia: Che maraviglia più di Oto e di Efialte, disse, quando Menippo ha ardito di salire in cielo? Ma pure ora ti vogliamo ospitare; e dimani, data risposta a quel che ci sei venuto a dimandare, ti rimanderemo. Così disse, e levatosi in piedi, s’incamminò verso un luogo che è come l’orecchio del cielo; perchè già era ora di udir le preghiere. Cammin facendo mi dimandò di molte cose della terra, e primamente quanto costa ora il grano in Grecia, se il verno passato è stato troppo rigido, e se i cavoli vogliono maggiori piogge: dipoi se ci vive ancora alcuno de’ discendenti di Fidia, per qual cagione gli Ateniesi non gli fanno più la festa da tant’anni; se hanno intenzione di finirgli il tempio Olimpio,(132) e se sono stati presi i ladri che gli han rubato il tempio di Dodona. Poichè io risposi a ciascuna di queste dimande: dimmi, o Menippo, dissemi, che opinione di me hanno gli uomini? Che opinione, io risposi, o signore? Tutti ti rispettano e t’adorano come re di tutti gli Dei.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





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