Pagina (494/538)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Bah, tu mi canzoni, disse: io so bene quant’essi son vaghi di novità, ancorchè tu mi dica di no. Fu un tempo quando io ero per loro e profeta, e medico, e tutto; alloraOgni piazza, ogni via, piena di Giove;
      Dodona e Pisa erano illustri e celebrate, e il fumo de’ sagrifizii mi toglieva il vedere. Ma da che Apollo ha messo bottega di profezia in Delfo, ed Esculapio di medicina in Pergamo, ed altre botteghe Bendi in Tracia, Anubi in Egitto e Diana in Efeso, tutti corrono là, e vi fanno le gran feste, e vi portano le ecatombe: e a me, che sono già uscito di moda, credono di farmi onore bastante con un po’ di sacrifizio ogni cinque anni in Olimpia: onde a vedere i miei altari ei son più freddi delle leggi di Platone e dei sillogismi di Crisippo. – Così ragionando giungemmo al luogo dove egli doveva sedere, ed ascoltare le preghiere degli uomini. V’erano in fila alcune botole, simili a bocche di pozzi, con loro cataratte: e presso a ciascuna stava un seggio d’oro. Giove sedutosi sul primo seggio, e levata la cataratta, si pose ad ascoltar le preghiere. Si pregava da tutte le parti della terra in tante lingue e in tanti modi diversi: origliai anch’io, e intesi alcune preghiere cosiffatte: O Giove, fammi diventar re! O Giove, mi vengano bene le cipolle ed i porri! o Dei, muoia presto mio padre! Altri diceva: O fossi erede di mia moglie! O non si scoprisse il laccio che tendo a mio fratello! Vincessi questo piato! Fossi coronato in Olimpia! Dei naviganti chi pregava soffiasse Borea, chi Noto: gli agricoltori cercavan la pioggia, le lavandaie il sole.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Secondo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 538

   





Giove Pisa Apollo Delfo Esculapio Pergamo Bendi Tracia Anubi Egitto Diana Efeso Olimpia Platone Crisippo O Giove Giove Olimpia Borea Noto