Spediti i principali affari del governo, regolate e distribuite le piogge, la grandine, i venti, i lampi, vorrei riposarmi un po’, e respirare: ma no, debbo star sempre con tanto d’occhi aperti, come il boaro di Nemea, ed in un attimo riguardare per tutto ogni cosa, i ladri, gli spergiuri, i sacrificatori: se si offre un sacrifizio veder donde sale il fumo; quai malati o naviganti mi chiamano; e quel che più m’affatica è dovermi in un punto trovare ad un’ecatombe in Olimpia, ad un combattimento in Babilonia, a grandinare nei Geti, a banchettare in Etiopia. Ed anche così non mi è facile contentar tutti.
Sovente gli altri Dei ed i guerrieriDormon per l’alta notte: Giove solo,
Io sol non gusto del soave sonno.(135)
Se per caso chino il capo un po’, e sonnecchio, subito Epicuro ha un argomento per dimostrare che noi non provvediamo affatto alle cose della terra. E guai a noi se gli uomini crederanno a costui: i nostri templi saran senza corone, le vie senza odori, le tazze senza libazioni, gli altari freddi, non più sacrifizi, e offerte, e voti, e ci morremo di fame. E però io, come fanno i piloti, sto alto e solo su la poppa col timone in mano, mentre gli altri passeggieri mangiano, e, se occorre, dormono, ed io veglio, e non gusto cibo, eIl pensiero ed il cuor rivolgo a tutti;
e non ho altro per me che l’onore di parer signore. Io vorrei proprio dimandare a quei filosofi che dicon beati i soli Dei, quando, a creder loro, noi abbiamo tempo di badare all’ambrosia ed al nettare, avendo per mano tante fastidiose faccende?
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