La Giustizia. Tornare su la terra? per esserne scacciata un’altra volta dagli uomini, e fuggirmene per non vedere il sorriso beffardo dell’Ingiustizia?
Giove. Ora devi avere buone speranze: perchè i filosofi han persuaso bene agli uomini di onorar te più della Ingiustizia: specialmente il figliuolo di Sofronisco ha detto lodi grandissime del giusto, ed ha dimostrato che è il maggiore di tutti i beni.
La Giustizia. Sì, e vedi frutto che ha colto dall’avermi lodata: dato agli Undici, messo in carcere, costretto a bere la cicuta, senza avere neppure il tempo di offerire un gallo ad Esculapio: il poveretto è stato accoppato dagli avversarii che filosofano secondo l’Ingiustizia.
Giove. Oh, allora la filosofia era ancora forestiera per molti, e ci era di pochi filosofi; onde non è maraviglia che i giudici si piegarono ad Anito e Melito. Ma ora è ben altro. Non vedi quanti mantelli, e bastoni, e bisacce vi sono? per tutto grandi barbe: ciascuno va con un libro in mano: tutti filosofeggiano per conto tuo: nei passeggi vanno a greggie e falangi che si scontrano tra loro; e non c’è uno che non voglia parere un fiore di virtù. Molti, lasciati i mestieri che esercitavano, afferrata la bisaccia ed il mantello, ed annerata la faccia al sole come gli Etiopi, eccoli a un tratto di ciabattini e di fabbri diventar filosofi, e sbracciarsi a lodar te e la virtù. Onde, come si dice, è più facile cadere in nave e non toccar legno, che guardar là e non trovare un filosofo.
La Giustizia. Eppure costoro, o Giove, mi fanno paura, chè sempre si rissano tra loro, e dicono tante sciocchezze quando parlano del fatto mio.
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