E ci ha ancora di quelli che avendo toccata pur di fuori la caldaia con la punta del dito, ed essendosi imbrattati di nero fumo, si credono anch’essi tinti. Ora ti è chiaro che con quegli ottimi tu potrai abitare. Ma mentre ragioniamo ci siamo già avvicinati all’Attica: onde lasciamo il Sunio a destra e volgiamo alla cittadella. Giacchè siamo discesi, siediti in qualche parte su questo colle, spássati a guardar nel Comizio, ed aspettami finchè io faccia il bando che Giove mi ha commesso: i’ monterò su la cittadella, che di là tutti udiranno meglio la chiamata.
La Giustizia. Prima d’andartene, o Mercurio, dimmi chi è costui che ci viene incontro, che ha le corna in capo, una siringa in mano, e le cosce tutte pelose?
Mercurio. Come? Non conosci Pane, il più furioso de’ seguaci di Bacco? Egli una volta abitava sul Partenio; ma all’arrivo di Dati, ed alla discesa de’ barbari a Maratona, egli venne da sè a combattere per gli Ateniesi; e da allora, avuta in dono questa spelonca sotto la cittadella, e annoverato fra i cittadini, abita qui un po’ sotto al Pelasgico: ed ora vedendoci, come si suole tra parenti, ci viene incontro a farci motto.
Pane. Salute, o Mercurio e Giustizia.
La Giustizia. Ed anche a Pane, al più bravo musico, al più agile danzatore fra tutti i Satiri, al più prode guerriero d’Atene.
Pane. Che faccenda, o Mercurio, vi mena in questi luoghi?
Mercurio. Costei ti dirà il tutto: io vo su la cittadella pel bando.
La Giustizia. Giove mi ha mandato per disbrigare le cause. E tu come te la passi in Atene?
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