Via tiriamole, giacchè così vuoi: ma queste sole, chè già n’abbiamo di troppe. Dammi le citatorie.
Mercurio. La Rettorica contro il Siro, per maltrattamenti: il Dialogo contro lo stesso per un’ingiuria.
La Giustizia. Ma chi è costui? qui non è scritto il nome?
Mercurio. Tiriamo così, per il Retore Siro: il nome non monta.
La Giustizia. Ecco qui: nell’Areopago d’Atene dobbiam trattare anche cause forestiere, che dovriano esser giudicate oltre l’Eufrate.(139) Via tira undici giudici per le due cause.
Mercurio. Bene, o Giustizia: bastano tanti, per non crescere di troppo le spese.
La Giustizia. Seggano prima i giudici dell’Academia e dell’Ubbriachezza. Tu versa l’acqua, Mercurio. Parla tu prima, o Ubbriachezza. Perchè taci ed accenni di no? Va’ a dimandarla, o Mercurio.
Mercurio. Dice così che non potrebbe aringare, perchè ha la lingua legata dal vino, e faria ridere il tribunale. Vedila che appena si reggo in piè.
La Giustizia. Faccia montare in bigoncia uno di questi prodi avvocati: ce ne ha tanti che anche per tre oboli son pronti a cicalare sino a scoppiarne.
Mercurio. Ma nessuno vorrà pubblicamente avvocare per l’Ubbriachezza. Intanto pare che ella dica una cosa.
La Giustizia. E quale?
Mercurio. L’Academia è sempre pronta a sostenere il pro ed il contro, e si esercita a parlare pel sì e pel no. Onde l’Academia, dice ella, parli prima per me, poi parlerà per sè.
La Giustizia. Questa è nuova. Ma via, o Academia, parla per tutte e due, giacchè t’è facile il farlo.
L’Academia. Udite, o giudici, quello che io dirò prima per l’Ubriachezza; chè ora scorre l’acqua per lei.
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