Ho usato molti altri napolitanismi, e l’ho fatto consigliatamente. S’intendono, corrispondono al greco, non guastano la natura della lingua, anzi l’arricchiscono; perchè non ardirei di proporli all’uso comune? Spesso mi vien fatto di tradurre meglio nel dialetto napolitano, e da questo nella lingua comune, perchè nel dialetto nostro c’è molta aria greca.
(40) Città di Paflagonia.
(41) I ciurmatori solevano fare le purificazioni bruciando la scilla, o cipolla, sovra la teda.
(42) Queste parole o sono scite, e non si comprendono più, o sono guaste, e neppure si comprendono. Le parole is schien.... lipsi faos eis skien leipsei phaos, sono greche, e possono significare nell’ombra lascerà la luce: forse sono la traduzione dello scite.
(43) Il resto è sedici oboli, perchè, come dice innanzi, per ogni dimanda si pagava una dramma e due oboli.
(44) Cioè con la satira, col dramma satirico. Leggo trite non trites.
(45) Credesi che voglia intendere Napoli, fabbricata dai Cumani, che furono originari di Calcide. E Napoli fu sempre lieta di spettacoli scenici, e Nerone, come narra Tacito, la scelse per farvi mostra di sua voce, canto ed arte di citarizzare.
(46) Jacco fanciullo, sbranato dai Titani, e sepolto sul Parnaso presso il tripode.
(47) Alirrotio, figliuolo di Nettuno, fu ucciso da Marte; e questa fu la prima causa che si trattò nell’Areopago.
(48) Tieste aveva un ariete d’oro, come si credeva, perchè egli spiegò agli Argivi che cosa era l’Ariete nel Zodiaco. Vedi l’Astrologia di Luciano.
(49) Polinice e Tideo, generi di Adrasto.
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