(50) I due tori. L’uno di Europa, che fu Giove mutato in toro; l’altro di Pasifae, che fu il Minotauro.
(51) Profetò che Glauco, figliuolo di Minosse, sarebbe morto in una botte di mele.
(52) Tantalo rivelò agli uomini i segreti degli Dei, ed ebbe la pena che tutti sanno.
(53) I buoi che Ercole tolse a Gerione. Eritia, oggi è Cadice.
(54) Ho voluto tradurre tutti e tre questi versi, che si trovano nei frammenti di Pindaro. Luciano li cita in parte, e li confonde con altri di Teognide, nei quali è lo stesso concetto. Vedi il dialogo marino tra Proteo e Menelao, dove si parla di questa credenza degli antichi intorno al polpo.
(55) Glauca fu moglie di Giasone, e morì abbruciata nel peplo incantato, che le mandò Medea nel giorno dello nozze.
(56) Lessifane significa sfoggia-parole. Questo dialogo, da alcuni tenuto una satira contro Polluce, che nel suo Onomastico raccolse tante vecchie quisquiglie, e da altri creduto contro Ateneo, che fu anche un leccato e lezioso scrittore, è certamente una fina satira contro coloro che cercano la peregrinità nel parlare, sia disseppellendo parole già morte e sepolte, sia foggiandone nuove con grave storpio della lingua e danno della chiarezza. È impossibile tradurre in altra lingua gli aggraziati spropositi, i giuochi, gli equivoci, le malizie, e tutta quella che oggi chiamasi caricatura, onde è piena la parte di Lessifane. Ho tradotto anche questo dialogo perchè ho tempo e pazienza a macca. Se bene, non so: so che ho fatto il mio potere.
(57) Camminabile.
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