Tu poi, che credi farà il parassito in guerra? Dopo che si è ben pasciuto si mette in ischiera, come vuole Ulisse, il quale dice che chi sta per combattere deve prima far banchetto, ancorchè si debba combattere allo spuntar del giorno. Mentre gli altri soldati per la paura, quale rassetta l’elmo, quale s’allaccia la corazza, e quale pensando all’orrore della battaglia trema, egli allora sciala allegramente, e poi esce a combattere, in prima fila: dietrogli nella seconda sta quegli che lo nutrisce, ed egli il parasito lo ricopre col suo scudo, come Aiace ricopria Teucro, e lo difende dalle saette, scoprendo sè per coprir lui, perchè vuole piuttosto salvar quello che sè stesso. Se poi cade in battaglia il parassito, nè capitano nè soldato avrà a vergognarsi di lui, che giace col suo corpaccione a terra, in una bella attitudine, come adagiato a mensa. Saria proprio da vedere il cadavere d’un filosofo che gli stesse vicino, secco, sparuto, con una barbetta allungata, morto prima di combattere, ometto fiacco. Se una città avesse difensori di tal fatta, così meschini, chi non ne riderrebbe? chi non crederebbe, a vedere giacenti a terra quei personcini pallidi e zazzeruti, che quella città per mancanza di combattenti avesse liberati dal carcere i malfattori e mandatili alla guerra? Tali sono nella guerra i parassiti a petto de’ retori e dei filosofi. Nella pace poi la parassitica, a creder mio, supera tanto la filosofìa, quanto la pace supera la guerra. E primamente osserviamo i luoghi della pace.
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Ulisse Aiace Teucro
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