E c’è l’Apologia di Socrate, e di Eschine, e d’Iperide, e di Demostene, e di quasi la maggior parte dei retori e dei filosofi: ma di parassito non v’è apologia, e nessuno può dire di aver data una querela ad un parassito. Eh via, la vita del parassito è migliore di quella dei retori e dei filosofi: nè la morte è più misera: anzi al contrario è più beata. I filosofi sappiamo come muoiono, tutti o la maggior parte di mala morte, quali condannati dalla giustizia per gravissime colpe a bere il veleno, quali bruciati vivi, quali muoiono di stranguria, quali in esilio:(10) la morte del parassito non si può dire che sia così, ma è felicissima, mangiando e bevendo: e se qualcuno è finito di morte violenta, egli è morto d’indigestione.
Tichiade. E basti questa battaglia che hai data ai filosofi per il parassito. Ti rimane a dire, se egli è una bella ed utile cosa a chi lo nutrisce. Perchè a me pare che come pe’ ricchi è grandezza e cortesia nutrir parassiti, così a questi è vergogna esser nutriti.
Parassito. Sei bimbo, o Tichiade, se non puoi intendere che un ricco, ancora che abbia l’oro di Gige, se mangia solo, è povero; e se va senza parassito pare un mendico: e come soldato senz’armi non ha pregio, nè veste senza porpora, nè cavallo senza bardatura, così un ricco senza parassito pare un tapino e un miserabile. Onde il parassito onora il ricco, e non il ricco il parassito. Nè poi è vergogna per lui, come tu dici, l’essere spesato, appunto come un minore da un maggiore: ma al ricco torna utile nutrire il parassito, perchè oltre all’onore, egli ne ha grande sicurezza avendo seco una lancia.
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