E questo arconte non li divide, non fa cessare la pugna (chè parmi uno degli arconti quei che va vestito di porpora):(12) ma dà animo e lode al percussore. Gli altri in ogni parte tutti si muovono, saltano come se corressero e rimangono nello stesso sito, e lanciandosi in su, danno calci all’aria. Or io vorrei sapere che utilità può essere in questo. A me pare una pazzia, e non saprei persuadermi che costoro faccian da senno.
Solone. A ragione, o Anacarsi, questa ti pare una strana usanza, e assai discordante dai costumi degli Sciti: come anche gli studi e gli esercizi vostri parrebbero nuovi ai Greci, se uno di noi, com’ora tu, venisse ad informarsene. Non temere, o amico: la non è pazzia, nè per farsi ingiuria questi si percuotono fra loro, si voltolano nel fango, si spargono di polvere: questo esercizio reca una certa utilità non priva di piacere, e dà vigoria ai corpi. Se tu rimarrai alcun tempo in Grecia, come credo che farai, non anderà molto e vorrai lordarti anche tu di fango e di polvere: tanto ti parrà cosa piacevole ed utile.
Anacarsi. Bah, o Solone: serbatelo per voi quest’utile e questo piacere. Per me se uno de’ vostri s’attentasse di farmi un po’ di tal giuoco, saprebbe che io non cingo invano questa scimitarra. Ma dimmi, che nomi voi date a questi esercizi, come chiamate ciò che fanno costoro?
Solone. Questo luogo, o Anacarsi, si chiama da noi ginnasio, ed è sacro ad Apollo Liceo. Vedi la statua del dio, poggiato ad una colonna, con l’arco nella mano sinistra, e con la destra ripiegata sul capo in atto di riposarsi dopo lunga fatica.
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