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      E sappi che gli Ateniesi non vergognerebbero d’imparare da un barbaro e da un forestiero qualche cosa utile.
      Anacarsi. Ecco appunto quello che mi dicevano di voi altri Ateniesi, che voi parlando vi dilettate dell’ironia. E come, io, che sono un pastore errante, vissuto sopra un carro, tramutandomi di contrada in contrada, che non ho mai abitato città nè vedutane prima d’ora, come potrei io ragionar d’ordinamenti civili, ed insegnar cosa ad uomini aborigeni,(13) che in questa antichissima città vivono da tant’anni con ottime leggi? e specialmente a te, o Solone, il quale, come dicono, succhiasti col latte questa scienza, e sai come si ordina ottimamente una città, e con quali leggi si renda felice? Va: anche per questa ragione, io debbo credere a te come a legislatore: e ti contradirò, se qualche cosa non mi parrà giusta, per meglio imparare. Ma eccoci al coperto del sole sotto l’ombra: questa fresca pietra è proprio opportuna: sediamo. Ripiglia adunque il ragionamento da capo, come voi prendete i giovani e li adusate da fanciulli alle fatiche; come essi dal fango e da questi esercizii vi vengono ottimi uomini, e come il voltolarsi nella polvere li rende virtuosi. Questo io volevo udire da te: le altre cose me le insegnerai dipoi, una per volta a suo tempo. Intanto nel tuo discorso ricordati di una cosa, o Solone, che tu parli ad un barbaro; voglio dire, non complicare nè allungare il ragionamento; perchè io temo che dimenticherei le cose di prima, se tu me ne sciorinassi molte dipoi.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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