Solone. Hai dunque a sapere prima brevemente che cosa è per noi la città e i cittadini. La città noi non crediamo che sieno gli edifìzii, come le mura, i templi, i porti, tutte le quali cose, come un corpo fermo ed immobile apprestano ricetto e sicurezza agli abitatori; ma tutto il valore d’una città noi lo riponiamo nei cittadini; questi sono quelli che l’abitano, la regolano, vi esercitano gli uffizi, la difendono, come dentro di ciascuno di noi fa l’anima. Per questa persuasione, noi procuriamo, come tu vedi, di abbellire il corpo della città, dentro ornandola di edifizi per farcela più gradita, e fuori accerchiandola di mura per assicurarla. Ma la maggior cura ed il maggiore pensiero nostro è che i cittadini sieno buoni di animo, gagliardi di corpo; perchè essendo tali, fioriranno in pace, preserveranno la città dalla guerra, la manterranno libera e felice. La prima educazione dei fanciulli noi la lasciamo alle mamme, alle balie, ai pedagoghi, che li allevano e li erudiscono nelle prime arti liberali. Quando poi hanno acquistato il discernimento del bene, e nasce in loro il sentimento del pudore, del rispetto, del timore, e il desiderio d’onore; quando pare che hanno il corpo atto alle fatiche, e già robusto, e fatto; allora noi li prendiamo ad ammaestrare, presentando all’anima loro certa maniera di studi, avvezzando a certe fatiche i loro corpi. Imperocchè noi crediamo che non basti all’uomo crescere così come ei nasce, ma che e l’anima ed il corpo hanno bisogno di educazione, per la quale le buone disposizioni di natura diventano migliori, e le cattive si cangiano in buone.
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