I nostri giovani d’un color bruno acceso ed abbronzati dal sole, hanno aspetto maschio e fiero, son tutti ardire, e coraggio, e forza, e vita: non grinze, non magrezza, non molta grassezza: i contorni delle membra proporzionati: il troppo delle carni vassene in sudore, e resta il puro e l’asciutto che loro dà gagliardia e vigore. Questi esercizii fanno ai nostri corpi quello che i vagliatori al grano, che ventilando ne mandan via la pula e le reste, e sceveratolo bene, l’ammucchiano. Per questo modo i corpi conservano necessariamente la salute, durano alle fatiche più lunghe, non si disfanno in sudore così alla prima, e raramente ammalano. Come se uno mettesse fuoco ad una bica dov’è grano e paglia e pula (ritorno sul paragone del vagliatore), la paglia subito anderebbe in fiamme, ma il grano a poco a poco, senza levar vampa, fumando qua e là lentamente, infine anch’esso brucerebbe. Così nè malattia, nè fatica può abbattere e vincere facilmente siffatti corpi; chè dentro son bene disposti, fuori saldamente muniti, e non danno la via al caldo o al freddo che lor faccia male. Se l’affaticarsi li spossa, tosto il calore interno, già preparato e tenuto in serbo pel bisogno, inaffia e rinvigorisce le membra, e le rende instancabili. Epperò l’affaticarsi e l’esercitarsi non toglie ma aggiunge le forze, e le fa quasi rifiorire. Noi li addestriamo ancora nel correre e per lungo spazio, e così diventano velocissimi e leggieri: e la corsa non è sul duro e sul sodo, ma nell’arena profonda, dove non si può ben fermare nè levare il piè che va sul cedevole.
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