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      Regna in questa voragine un fratello di Giove, chiamato Plutone, il quale, come m’ha detto chi se n’intende, ha questo nome, che significa Riccone, perchè è ricco di morti. Questo Plutone ha stabilito il suo governo e le leggi onde si vive laggiù. Avendo avuto in sorte la signoria dei morti, ei li raccoglie e li ritiene con legami indissolubili, e non ha permesso mai ad alcuno la via del ritorno, se non a pochissimi in tutti i secoli, e per gravissime cagioni. Intorno a questo suo regno scorrono due grandissimi fiumi, terribili anche pe’ nomi, che si chiamano il Fiume de’ gemiti, ed il Fiume del fuoco ardente.(18) Ma specialmente si spande larghissima la palude Sconsolata che prima s’incontra da chi scende, e che non si può tragittare senza il navicellaio; profonda da non poterla guadare, larga da non passarla a nuoto; e neppure le ombre degli uccelli possono trasvolarla. In su l’entrata ed alla porta di adamante stavvi Eaco, nipote del re, che fa da custode; e presso a lui un cane con tre teste ed orribili denti, il quale riguarda cheto chi entra, ma chi tenta di uscire ei gli è sopra terribile coi latrati e con le bocche spalancate.
      Valicata la palude, s’entra in un gran prato seminato di asfodillo, ed irrigato da un fiume nemico della memoria, che si chiama Lete, o fiume dell’obblio. Tutte queste belle cose furono contate ai nostri antichi da coloro che ci tornarono di laggiù. Alceste e Protesilao di Tessaglia, Teseo figliuolo d’Egeo, e l’Ulisse d’Omero, testimoni gravi e degni di fede, i quali, credo, non bevvero di quel fiume, se no, non si sarien ricordati di tante cose.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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