Oh, e fino a quando si piangerà? Lascia in pace quell’anima beata. E se hai risoluto di piangerla sempre, per questo appunto devi gustare un po’ di cibo, per aver forza a sostenere questo gran dolore. - E allora ricantano quei versi d’Omero che quadrano così bene:
Anche l’afflitta ben chiomata Niobe
Si ricordò del cibo.
e
Non suol l’Acheo pianger col ventre i morti.
E così quelli stendon la mano, non senza una cotal vergogna che essi paiono, dopo la morte dei loro cari, ancora soggetti alle necessità umane.
Queste e molte altre usanze più ridicole si trovano osservate nel lutto, perchè comunemente si crede che il maggiore de’ mali sia la morte.
Correzione apportata nell’edizione elettronica Manuzio:
nota 1: e plaude Acherusia = e palude Acherusia
L.
IL PRECETTORE DEI RETORI.
Mi dimandi, o giovanetto, come potresti divenir retore, ed acquistarti questo splendidissimo e da tutti onorato nome di sofista. Non sai vivere, tu dici, se non rivestirai il tuo discorso di tale una forza, che ti renda invincibile, e irresistibile, ed ammirato fra tutti, ed insigne, e tragga tutt’i Greci ad ascoltarti: e però vuoi conoscere quali sono le vie che menano a questo fine. Volentieri, o figliuolo: specialmente quando un giovane, che s’invaghisce dell’ottimo e non sa come conseguirlo, viene, come fai tu, a chiedere il santo aiuto d’un consiglio. Ascolta adunque ciò che io posso dirti, e sta sicuro che in breve diventerai un valoroso, pronto a pensare espedienti e sporli chiaramente, se vorrai stare a ciò che io ti dirò, e meditarvi attentamente, ed animoso continuare la via, finchè non arrivi al termine.
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