Ed io poveretto per esso mi messi a salire, e m’affaticai tanto senza pro: l’altra via piana e senza impacci, pur da lontano l’ho veduta come è fatta, e non ci sono andato; perchè essendo ancor giovane non vedevo il meglio, e credevo dicesse la verità quel poeta che dice, dalla fatica nasce il bene. E non era così: perchè io vedo molti che sono tenuti de’ maggiori per una fortunata elezione di linguaggio e di viaggio. Venuto al capo delle due vie, so bene che dubiterai, e già dubiti, quale dèi prendere. Quello adunque che devi fare, per salir facilmente su la vetta, ed essere felice, e sposo, ed ammirato da tutti, te lo dirò io. Per me basta quanto mi sono ingannato ed affaticato: per te senza seminare e senza arare deve nascere ogni bene, come al tempo di Saturno.
Tosto adunque ti si presenta un uomo robusto, duro, composto nell’andare, abbronzato dal sole, di sguardo severo e svegliato, il quale essendo la guida di quell’aspro sentiero, ti conta il pazzo certe sue baie, e ti esorta a seguirlo, additandoti a terra le orme di Demostene, di Platone e di altri pochi, orme grandi sì, e maggiori delle presenti, ma già poco scernibili e scancellate dal tempo, e dirà che tu sarai beato e legittimamente sposerai la Rettorica, se camminerai sopra di quelle, come coloro che camminano su le funi; ma se esci anche un po’ della linea, o pieghi il piè da una banda, sfallirai la via diritta e che mena alle nozze. Dipoi vorrà che tu seguiti gli antichi oratori, proponendoti ad esempi le loro orazioni stantie, non facili ad imitare (come sono le statue di vecchio stile, di Egia, di Crizia e di Nestocle)(19) severe, nervose, dure, e veramente scolpite: dirà ancora che fatiche, veglie, sobrietà, perseveranza sono necessarie ed indispensabili, e che senza di esse è impossibile fornir questa via.
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