Non aspettarti di vedere uno che tu possa paragonarlo a questo ed a quello, ma un Tizio, un Oto, un Efialte rispetto agli altri ti parrà un nuovo e sovrumano miracolo. Chè tanto lo troverai più degli altri risonare, quanto la tromba del flauto, le cicale delle api, i cori del corista che intona. Ma giacchè vuoi divenir retore, e questo non potresti meglio impararlo da altri, segui pure, o bimbo mio, ciò che io ti dirò, e attendi bene ad ogni cosa; e le regole che io ti comando di usare serbami a puntino. Anzi vieni pure avanti senza peritarti nè sbigottirti, se non sei iniziato in quegli studi che si fa andare innanzi alla Rettorica, e nei quali tanta fatica e tempo si spende dagl’insensati e dagli sciocchi: chè tu non ne hai bisogno. Entra pure drento senza lavarti i piedi, come dice il proverbio: chè non fa caso, e neppure se non sapessi affatto di lettera. Oh, ben altra cosa che tutte queste vuole il retore. Ora ti dirò primamente che specie di roba devi portar di casa tua nella bisaccia per questo viaggio, e che provvisioni fare per giungere presto: di poi via via che t’avanzi alcune cose additandoti, e di altre avvertendoti, prima che cada il sole, ti farò retore maggiore di tutti, come sono io, senza fallo il primo, il mezzano, e l’ultimo di quei che si mettono a parlare. Porta adunque il più che puoi ignoranza, e appresso presunzione, e arroganza e sfacciatezza: pudore, modestia, discrezione, verecondia lasciale a casa, chè son cose inutili, e t’impacciano. La voce poi sia grandissima, la modulazione impudente, e l’andare come il mio.
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