Io che sono un uomo di piccolo affare, e timido, rimarrò lontano dalla vostra via, e cesserò di pretendere alla Rettorica, non avendoci il garbo e le disposizioni vostre. Anzi ho già cessato. Abbiatevi pure la vittoria senza polvere, e gli applausi: ma ricordatevi d’una cosa, che voi sembrate più celeri di noi, non perchè ci vinceste in velocità, ma perchè pigliaste la via più facile ed il pendio.
LI.
IL VAGO DI BUGIE,
oL’INCREDULO.
Tichiade. Sai dirmi, o Filocle, qual’è la cagione che fa molti tanto ghiotti della bugia, che hanno un diletto a non dir mai una cosa vera, e ad ascoltare più attenti chi le conta più sperticate?
Filocle. Molte, o Tichiade, sono le cagioni che muovono gli uomini a dir la bugia, riguardando alla loro utilità.
Tichiade. Questo non ci ha che fare. Io non ti parlavo di quelli che mentiscono per cagione di un’utilità: chè ei sono scusabili, e talvolta anche lodabili coloro che o ingannarono i nemici, o con questo rimedio si cavarono da un pericolo di vita; come sovente fece Ulisse per salvare la vita sua, e ridurre a salvamento i compagni. Ma io ti parlo di quelli che senza alcuna utilità preferiscono alla verità la bugia, vi trovano un piacere, e ne usano così senza necessità alcuna. Costoro io vorrei sapere per qual cagione fan questo.
Filocle. Ed hai tu conosciuti di questi tali che naturalmente hanno una passione per la bugia?
Tichiade. Oh, ce ne ha tanti!
Filocle. Che altro che una stoltezza dev’essere la cagione che essi non dicono la verità, se invece del meglio si appigliano al peggio?
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