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      - Non in pelle di lione so io, ha risposto Dinomaco, ma di cerva ancor vergine ed intatta: e così persuade meglio, perchè la cerva è veloce, ed ha tutta la sua forza nei piedi: il lione è forte, sì; ed il suo grasso, la branca destra d’innanzi, e i peli ritti della giubba, hanno una gran virtù se si sanno usare con certi particolari incantesimi, ma non sono indicati per sanare i piedi. - Anche io, ha ripreso Cleodemo, sapevo così una volta, che si deve adoperare la pelle di cerva, perchè la cerva è veloce: ma poco fa un Libio, dottissimo in queste cose, m’ha insegnato meglio, dicendomi che i lioni sono più veloci delle cerve. Altro! ei mi disse: i lioni le cacciano, e le pigliano. E la brigata: Bravo, il Libio dice bene.
      Allora io ho detto: E credete voi che il dolore cessi per incantesimi, o per rimedii esterni, quando il male è dentro? - Hanno riso alle mie parole, e parevano compatir buonamente alla mia grande ignoranza, chè non sapevo cose sì chiare, e che nessun uomo di senno direbbe che non sono così. Nondimeno il medico Antigono pareva compiaciuto della mia risposta; perchè egli da molto tempo non curava Eucrate coi rimedii dell’arte, ma gli aveva prescritto di astenersi dal vino, cibarsi di legumi, e togliere ogni irritazione. - Ma Cleodemo con un cotal risolino: Che dici, o Tichiade? Ti sembra incredibile che questi mezzi rechino qualche utilità nelle malattie? - Ed io: Oh, sì; neppure un bimbo col moccolo al naso potria credere che rimedii esterni e non aventi niente che fare con le cause interne delle malattie, uniti a certe parolette, come voi dite, e a certi incantesimi, hanno grande efficacia, e dove s’applicano sanano.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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