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      Come? diss’io, in venti giorni non si putrefece il corpo? non si dissolvette, se non altro, per mancanza di nutrimento? salvo se non hai curato un altro Epimenide.(27)
      Mentre così si discorreva sono entrati i figliuoli di Eucrate che tornavano dalla palestra, uno già adolescente, e l’altro su i quindici anni; e salutati tutti noi, si sono seduti sul letto vicino al padre; ed a me è stata portata una seggiola. Ed Eucrate come ricordandosi di qualche cosa alla vista dei figliuoli, imponendo sovr’essi la mano dice: Così possa io vedermi contento di questi figli, come il vero io ti dirò, o Tichiade. La beata moglie mia, e madre loro, tutti sanno come io l’amai; e l’ho mostrato in quello che ho fatto per lei, non pure quand’era viva, ma poi che ella morì, bruciando con lei tutti gli arredi suoi, e le vesti che aveva più care mentre visse. Il settimo giorno dopo la sua morte, io su questo letto, dove ora sono, giacevo, e per consolarmi del mio dolore leggevo tacitamente il libro di Platone su l’anima. Ed ecco entra Demeneta stessa, e mi siede vicino, come ora sta Eucratide. - Ed additava il minore de’ figliuoli, che tosto abbrividì fanciullescamente: ed era già pallido dal cominciare di quel discorso. - Io, seguitò Eucrate, come la vidi, abbracciandola mi messi a piangere e a lamentare; ma ella mi fece tacere, e mi rimproverò che io le avevo fatto dono di tutto il suo arredo, e non le avevo bruciato l’uno dei sandali ricamati d’oro: e mi disse che stava sotto il forziere dove era caduto: però noi non avendolo trovato, ne avevamo bruciato uno solo.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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