Mentre parlavamo ancora, un maladetto cagnuolo maltese, che era sotto il letto, abbaiò, ed ella a quell’abbaiare sparì. Fu trovato il sandalo sotto il forziere, e fu anch’esso bruciato. E vorrai ancora, o Tichiade, non credere a queste visioni così chiare, e che appariscono ogni giorno?
Per Giove! risposi: e meriteriano, come i bimbi, una sculacciata col sandalo ricamato d’oro quelli che non ci credono, e non si vergognano di negare queste verità.
In questo mezzo entra il pitagorico Arignoto, con la lunga chioma, con l’aspetto venerando: tu lo conosci, quel famoso sapiente cognominato il divino. Come io vidi costui respirai, e dissi tra me: Ecco la scure che taglierà tante bugie, quest’uomo sapiente chiuderà la bocca a questi cianciatori sciocchi! e, come si dice, credetti che un dio per macchina fosse a me mandato dalla Fortuna. Poi che egli si fu seduto, ritraendosi Cleodemo un cotal poco per dargli luogo, dimandò della malattia; e udito che Eucrate stava meglio: E di che ragionavate? disse. Entrando v’ho uditi, e parmi che stavate sovra un bel ragionamento.
Volevamo persuadere a quest’uomo di diamante, rispose Eucrate additando me, che ci sono i demoni, e che le fantasime e le anime dei morti vanno vagando su la terra, e si fanno vedere a chi vogliono.
Io arrossii e bassai gli occhi per rispetto d’Arignoto: il quale disse: Bada, o Eucrate; forse vuol dire Tichiade che solo le anime dei morti violentemente vanno vagando, come quello degl’impiccati, dei decapitati, dei crocifissi, o di altri che per simigliante modo usciron di vita: ma dei morti naturalmente no.
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