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      Qual bugiardo e carotaio ti ha contato questo? risposero. Noi non vedemmo mai alcun cocchiere ribaltato, nè abbiamo i pioppi che tu dici. Se fosse una cosa simile, credi tu che noi per due oboli vorremmo remare, o tirar le barche contr’acqua, potendo arricchirci con raccogliere le lagrime dei pioppi? Queste parole mi colpirono forte; e tacqui scornato, che proprio come un fanciullo c’era caduto, a credere ai poeti che dicono le più sperticate bugie, e non mai una verità. Ora fallitami quest’una speranza non piccola, mi affliggevo come se l’ambra mi fosse proprio sfuggita delle mani; perchè già io avevo immaginato quali e quanti usi ne dovevo fare. Ma un’altra cosa credevo sì davvero di trovarcela, molti cigni cantanti su le rive del fiume, e di nuovo dimandai ai barcaiuoli, chè si rimontava ancora: E i cigni a qual’ora cantano quel melodioso canto, stando su le sponde del fiume di qua e di là? Dicesi che essi furono uomini, compagni d’Apollo, e bravi cantatori, e che in questi luoghi furono mutati in uccelli, e però cantano ancora non dimentichi della musica. E quei con un’altra risata mi risposero: Oggi, o galantuomo, non la finirai di dire fandonie contro il nostro paese ed il fiume? Noi che andiam sempre su l’acqua, e che da fanciulli facciamo il mestiere su l’Eridano, di rado vediamo pochi cigni nei greti del fiume, ma fanno un po’ di gracchiare sì scordato e sottile, che i corvi e le cornacchie sono sirene a fronte ad essi: cantare dolce, e come l’hai detto tu, nemmeno per sogno l’abbiamo udito: e però ci fa maraviglia come nei paesi vostri corrano queste novelle di noi.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Apollo Eridano