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      Chè dove maggiori sono le speranze, quivi le invidie più acerbe, gli odi più pericolosi, le gelosie più furbe. Tutti si squadrano tra loro, e come i duellanti, spiano se parte del corpo è scoverta; e ciascuno volendo essere il primo, dà spinte e gomitate al vicino, e, se può, tira giù e soppianta chi lo precede. Quivi l’uom dabbene e semplice tosto è rovesciato, strapazzato, e infine scacciato inonoratamente; ed il più rotto adulatore, usato a tali ribalderie, sale in maggior grazia, e favore, e potenza. E qui sta bene quel verso d’Omero:
      Comune è il rischio della zuffa, e spesso
      Chi uccidere volea rimane ucciso.
      Contendendo adunque di non piccola cosa, per isgararsi vanno escogitando diverse vie, delle quali la più corta e pericolosa è quella della dinunzia, che pigliando capo da invidia, da odio, o da speranza, mena a miserando e tragico fine, ed è piena di sventure.
      Nè una dinunzia è cosa leggiera e semplice a farsi, come altri potria credere, ma vuole di molta arte, non poca avvedutezza, e di certo fine discernimento. Perocchè non farebbe tanto male la calunnia, se non fosse credibile in qualche modo, nè avrebbe forza contro la verità, che è più forte d’ogni cosa, se di molte attrattive, e di probabilità, e di mille altri scaltrimenti non si fornisse per insinuarsi nell’animo di chi l’ascolta. È calunniato adunque specialmente chi è più onorato, e però invidiato da quelli che gli rimangono indietro; i quali tutti saettano in lui, che riguardano come un ostacolo ed un impedimento; e ciascuno crede, che, scavalcato colui, sarà egli il primo favorito.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Omero