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      Il somigliante accade nel giuoco della corsa: quivi il buon corridore come cade la funicella, spingendosi pure innanzi, con l’animo inteso alla meta, ed avendo nei piedi suoi la speranza della vittoria, non fa alcun male a chi gli è dappresso, nè si briga di chi gli va dietro; ma il cattivo e inabile corridore, lasciata la speranza della prestezza, si rivolge alle male arti, e pensa solo come trattenere o impacciare quello che gli corre innanzi, acciocchè sfallisca e non possa più vincere. Così anche avviene nelle corti dei signori, chi sta innanzi tosto ha un tranello teso, e quando meno se l’aspetta vi cade, colto da’ suoi nemici, che si rallegrano, e tra loro si tengono amici da che si sono accordati a nuocergli.
      E per far credere la calunnia, non la foggiano così a caso, ma vi mettono tutta la scaltrezza, e si guardano di aggiungervi cosa discordante o strana. Spesso col malignare le qualità di uno, rendono verisimile l’accusa; così dicono che il medico è avvelenatore, il ricco vuol farsi tiranno, il ministro medita un tradimento. Talvolta ancora chi ascolta porge egli le occasioni alla calunnia, ed i maligni accomodandosi al suo umore tirano al segno. Se vedono che il messere è geloso, dicono: Occhieggiava alla donna tua durante il convito, e guatandola fiso sospirava, e Stratonica se ne compiaceva, e facevagli viso d’amore; ed anche qualche calunnia d’adulterio. Se pizzica del poeta, e se ne tiene: Oh, giuro a Giove, che Filosseno rideva ai tuoi versi, e ne ha sparlato, e ha detto che sono prosa, e mal cuciti.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Occhieggiava Stratonica Giove Filosseno