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      Sicchè il mondo è pieno di molti mali per le dinunzie credule così facilmente e senza considerazione. Antea dice al marito:
      Sei morto, o Preto; o pur Bellorofonte
      Uccidi, che volea meco in amore
      Mescolarsi per forza;
      ed ella prima l’aveva tentato, e ne fu ributtata. E per poco il giovanetto non perì nel conflitto con la chimera, avendo questo premio della sua modestia, e del suo rispetto verso l’ospite, che ei fu insidiato da un’adultera. E Fedra anch’ella dicendo una cosa simile contro il figliastro, fece che il padre maladisse Ippolito, che non aveva un peccato, o Dei, il minimo peccato!
      Sì, dirà alcuno; ma talvolta chi dinunzia è un uomo degno di fede; nelle altre cose pare giusto e prudente, e bisogna credergli, chè non commise mai una ribalderia di queste. - Ci è uno più giusto d’Aristide? Eppure egli parteggiò contro Temistocle, e gli concitò il popolo contro, per l’ambizione, si dice, che anch’egli aveva di governar la città. Intanto Aristide verso gli altri era giusto, ma anch’egli era uomo, ed aveva collera, ed amava alcuni, ed odiava altri. E, se è vero il fatto di Palamede, si vede il più prudente degli Achei ed ottimo per altri versi, tendere per invidia quella tranelleria e quell’agguato contro un consanguineo, un amico, uno che s’era imbarcato agli stessi pericoli. Tanto naturale a tutti gli uomini è il peccare in questo!
      E che diremo di Socrate ingiustamente accusato appo gli Ateniesi come empio ed insidiatore? o di Temistocle e di Milziade dopo quelle vittorie venuti in sospetto di traditori alla Grecia?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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