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      Noi scansiamo gli zoppi del piè destro, specialmente se li vediam di mattino: e se uno uscendo di casa vede uno spadone, un eunuco, una scimmia, tosto rivolgesi e rientra, non s’augurando di riuscir bene nelle faccende del giorno dopo quel brutto ed osceno malagurio: e nel principio, sul limitare, su lo spuntare, e quasi sul mattino dell’anno se un uomo vede un sozzo bardassa, famoso per sue infamie, e rotto, e non chiamato altrimenti che col nome del suo mestiere, impostore, furbo, spergiuro, mariuolo, capestro, ceffo d’impiccato, non fuggirà, non assomiglierà costui ad un giorno infausto?
      E tu non sei tale, tu? Nol negherai, se io ben conosco la tua fronte invetriata; anzi mi pare che ne vai superbo, chè non perisce la gloria delle tue sporche virtudi, e sei a tutti chiaro e famoso. Se poi mi fai il viso dell’armi, e ti metti sul niego, che tu non sei, a chi lo darai a credere? Ai tuoi cittadini? chè da essi è bene incominciare. Ma essi conoscono come da prima ti procacciasti le spese, e come essendoti dato a quel tristo soldato gli facevi ogni sorta di brutti servigi, fintanto che colui dopo aver fatto di te uno straccio, ti cacciò via. E debbono ancora ricordarsi che da giovane ti pavoneggiavi sul teatro, facendo l’interpetre ai mimi, e volendo essere un capocompagnia. Infatti tu primo uscivi sul palco, e annunziavi qual era il nome della rappresentazione, e ben vestito, ravviato, con le scarpette dorate, il manto reale indosso, ti presentavi a chiedere benevolenza dagli spettatori, portando corone, e ritirandoti con applausi, chè v’eri ben riuscito.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448