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      Ma non minori prove di te vide Alessandria, nè in questo essa doveva cedere ad Antiochia; chè quivi le tue dissolutezze furono più sfacciate, le turpitudini più furiose, il nome che ne avesti più grande, e infine mandasti giù la visiera. Uno solo credette alle tue parole, che negavi di aver commesse queste cose, e fu tuo difensore, e l’ultimo che ti tenne al suo soldo, quel nobile signore romano, di cui tacerò il nome, perchè tutti conoscono chi dico. Ciò che egli sofferse per la tua insolenza mentre fosti con lui, non occorre dirlo: ma quando ti sorprese seduto su le ginocchia d’un suo coppiere,(57) che ti pare? ti credette ancora che non eri tale, vedendo proprio il fatto? Avrebbe dovuto esser cieco, e non era; e infine mostrò senno a scacciarti subito di casa, e dicesi che vi fece una purificazione dopo la tua uscita. Tutta l’Acaia e l’Italia sono piene delle tue imprese, e della tua gloria, e buon pro ti faccia sì bella fama. Onde a quelli che si maravigliano del gran rumore che hai menato in Efeso, io dico che non si maraviglierebbero se conoscessero il vero di ciò che hai fatto prima. Eppure qui hai imparata una cosa nuova, e da sgararne le femmine. - E non calza a costui chiamarlo infausto?
      Ma perchè, giuro a Giove, vuoi anche baciarne con quella bocca sì lorda? Questa è un’ingiuria grandissima, e a chi specialmente non dovresti farla, ai tuoi ascoltatori; ai quali bastano le brutte cose che t’escono di bocca, le parole barbare, la voce aspra, le sciocchezze, i garbugli, le sguaiataggini, ed altre cose somiglianti.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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