Pagina (163/448)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non dico poi che quelli che vengono per ascoltare, come entrano in questa sala, di uditori diventano spettatori; e non ci è Demodoco, e Femio, e Tamiri, e Anfione ed Orfeo che tenga, e che dicendo ritragga la loro mente da ciò che vedono: ma ciascuno come entra la soglia, trovandosi in mezzo a tante bellezze, pare che tutt’altra cura lo stringa e morda, che quei discorsi e l’ascoltare: ma è tutto inteso a ciò che si vede, se per caso ei non è cieco del tutto, o se non si ascolta di notte, come nel tribunale dell’Areopago. Che la potenza del discorso non possa stare a petto alla veduta, ce lo insegna anche la favola delle Sirene paragonata con quella delle Gorgoni: quelle allettavano i naviganti con le soavi e lusinghevoli canzoni, e chi approdava intrattenevano, ed in somma volevano alcun tempo a far loro effetto; e talvolta ancora tuluno passò oltre, e non si curò del canto: ma la bellezza delle Gorgoni, come quella che colpiva più forte e nella parte più nobile dell’anima, subito rendeva immobile e senza voce chi la mirava; e come vuole la favola e si dice, divenivan di sasso per la maraviglia. Sicchè ciò che egli diceva del pavone poco innanzi, io credo che confermi il detto mio; perchè il pavone piace per la veduta, non per la voce. Infatti se uno piglia un rosignuolo o un cigno e lo fa cantare, e mentre cantano piglia un pavone che non canta, io so che l’attenzione si rivolge a questo, e non bada ai gorgheggi di quelli: tanto il piacere della veduta vince tutti gli altri, Ed io, se vo


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





Demodoco Femio Tamiri Anfione Orfeo Areopago Sirene Gorgoni Gorgoni