Non dico poi che quelli che vengono per ascoltare, come entrano in questa sala, di uditori diventano spettatori; e non ci è Demodoco, e Femio, e Tamiri, e Anfione ed Orfeo che tenga, e che dicendo ritragga la loro mente da ciò che vedono: ma ciascuno come entra la soglia, trovandosi in mezzo a tante bellezze, pare che tutt’altra cura lo stringa e morda, che quei discorsi e l’ascoltare: ma è tutto inteso a ciò che si vede, se per caso ei non è cieco del tutto, o se non si ascolta di notte, come nel tribunale dell’Areopago. Che la potenza del discorso non possa stare a petto alla veduta, ce lo insegna anche la favola delle Sirene paragonata con quella delle Gorgoni: quelle allettavano i naviganti con le soavi e lusinghevoli canzoni, e chi approdava intrattenevano, ed in somma volevano alcun tempo a far loro effetto; e talvolta ancora tuluno passò oltre, e non si curò del canto: ma la bellezza delle Gorgoni, come quella che colpiva più forte e nella parte più nobile dell’anima, subito rendeva immobile e senza voce chi la mirava; e come vuole la favola e si dice, divenivan di sasso per la maraviglia. Sicchè ciò che egli diceva del pavone poco innanzi, io credo che confermi il detto mio; perchè il pavone piace per la veduta, non per la voce. Infatti se uno piglia un rosignuolo o un cigno e lo fa cantare, e mentre cantano piglia un pavone che non canta, io so che l’attenzione si rivolge a questo, e non bada ai gorgheggi di quelli: tanto il piacere della veduta vince tutti gli altri, Ed io, se vo
| |
Demodoco Femio Tamiri Anfione Orfeo Areopago Sirene Gorgoni Gorgoni
|