Vedete pericoloso ardire, senza colori, senza disegno, così in aria, presentarvi tante immagini: chè esile pittura è quella della parola. A destra adunque di chi entra, ad una favola Argolica è misto un caso pietoso avvenuto in Etiopia, Perseo uccide la balena, libera Andromeda, che tra poco ei deve sposare, e vassene con lei; impresa che ei fece quando passando rivolava dalle Gorgoni. In breve spazio l’artista rappresentò molte cose; il pudore e la paura della vergine che rimira la battaglia dall’alto d’uno scoglio, l’ardire dell’amoroso garzone, e l’orribile aspetto della bestia che si avventa irta di spine e con una gran bocca spalancata. Perseo con la sinistra le presenta la Gorgone, e con la destra la percuote della spada; e già quanta parte della balena ha veduto Medusa è già pietra, e quanta ne rimane animata, è ferita dalla falciata spada. Appresso a questa un’altra istoria è dipinta naturalissima, la cui prima idea parmi che il pittore tolse da Sofocle o da Euripide, i quali rappresentarono un quadro simile. Due giovani amici, Pilade il Focese, e Oreste tenuto già per morto, entrano nella reggia nascostamente, e tutti e due uccidono Egisto: Clitennestra giù morta giace sovra un letto mezza nuda, e le ancelle spaurite al fatto quali in atto di gridare, e quali di cercare dove fuggire. Bello è l’accorgimento del pittore, il quale accennò solamente la parte empia di quel fatto, passandovi sopra come già compiuta, e tutti intesi rappresentò i giovani all’uccisione dell’adultero.
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