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      Nestore, stoico, di Tarso, maestro di Cesare Tiberio, novantadue anni: e Senofonte, figliuolo di Grillo, visse oltre i novanta. E questi sono i filosofi più chiari.
      Tra gli storici poi Ctesibio di centoventiquattr’anni morì nel Peripato, come narra Apollodoro nelle Cronache. Ieronimo, che fu in mezzo a guerre, e sostenne fatiche e ferite, pur visse cento e quattro anni, come dice Agatarchide nel nono delle istorie di Asia, ed ammira quest’uomo che sino all’ultimo giorno usava gagliardo, ed ebbe tutti i sensi sempre sani e perfetti. Ellanico di Lesbo ottantacinque; e Ferecide il Siro parimente ottantacinque. Timeo di Tauromenio dicesi essere vissuto novantasei anni, e cominciò a scrivere l’istoria avendone ottantaquattro, come egli stesso dice nel principio dell’opera. Polibio, figliuol di Licorta, di Megalopoli, tornando di contado a cavallo cadde, e della caduta ammalò, e morissi di ottantadue anni. Ipsicrate, Amiseno, storico, e pieno di molta dottrina, di novantadue anni.
      Tra i retori Gorgia, che alcuni chiamano sofista, di cento ed otto anni morì d’inedia: il quale dicono che dimandato come fosse giunto a sì tarda vecchiezza, e sana, e con tutti i sensi, rispose, che non era mai andato a banchettare con altri. Isocrate di novantasei anni scrisse il panegirico; e verso il suo novantanovesimo, come seppe che gli Ateniesi erano stati vinti da Filippo alla battaglia di Cheronea, con dolorosa voce profferì quel verso di Euripide, appropriandolo a se stesso:
      La Sidonia città Cadmo lasciando,


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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