e soggiungendo: la Grecia sarà serva, finì di vivere. Apollodoro di Pergamo, retore, che fu maestro del divo Cesare Augusto, e col filosofo Atenodoro di Tarso lo educò, visse quanto Atenodoro, ottandue anni. E Potamone, non ignobil retore, novanta.
Sofocle il tragico poeta nell’inghiottire un acino d’uva si soffogò, ed era di novantacinque anni. Verso il fine de’ giorni accusato come demente dal figliuolo Iofonte, lesse ai giudici il suo Edipo a Colono, mostrando con quel dramma quanto egli era sano di mente: sicchè i giudici dopo di averlo grandemente ammirato, sentenziarono che il figliuolo era pazzo. Cratino il poeta comico visse novantasette anni, e presso al suo termine avendo dettata la sua Pitina, riportò vittoria, e indi a poco morì. Filemone il comico, aveva novantasette anni come Cratino, e giaceva sul letto tranquillamente; vedendo un asino mangiare certi fichi preparati per lui, prorompe in una gran risata; e chiamato il servo, continuando a ridere, comanda di porgere anche bere all’asino, e così dal continuo e gran ridere soffogato morì. Anche Epicarmo poeta comico dicesi che visse novantasette anni. Anacreonte il lirico visse ottantacinque; e Stesicoro il lirico altrettanti; e Simonide di Ceo oltre i novanta. Dei grammatici poi Eratostene figliuolo d’Aglao, Cirenese, che non pure grammatico, ma può esser chiamato poeta, e filosofo, e geometra, visse ottantadue anni. E Licurgo il legislatore dei Lacedemoni si narra che visse ottantacinque anni.
Questi re ed uomini dotti ho potuto raccogliere: e giacchè ho promesso di scrivere ancora di alcuni Romani e di altri Italiani lungamente vissuti, di essi, col volere degl’Iddii, o venerando Quintilio, io ti conterò in un altro libro.
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