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      Se tra privati uno resta obbligato, come è dovere, quando riceve un benefizio da alcuno, tanto più si deve compensare convenientemente la patria. Per l’ingratitudine ai genitori ci sono leggi in ogni città: comune genitrice e madre di tutte si dee reputare la patria, e renderle il compenso del nutrimento che ci ha dato, e delle leggi onde ci ha educati. Non si è veduto mai nessuno così dimentico della patria, che, stabilitosi in altra città, non più se ne curi: anzi quelli che in paesi stranieri incontrano sventure, invocano sempre, come il maggiore dei beni, la patria; e quelli che fanno fortuna, benchè abbiano tutte le felicità, pure credono che manchi loro una che è la più grande, che essi non abitano in patria, ma sono forestieri; perchè la qualit
      à di forestiere è un’onta: e quelli i quali nel tempo della loro peregrinazione divennero illustri per acquisto di ricchezze, per gloria di onori, per pruove di dottrina, per lode di fortezza, tutti quanti li vedi affrettarsi di ritornare in patria, perchè quivi vogliono sopratutto mostrare i beni che hanno acquistato: e più si affretta di toccare la patria sua, chi più stimato ed onorato è tra forestieri.
      Cara ai giovani è la patria; ed ai vecchi quanto più senno hanno dei giovani, tanto essa è più diletta. Ogni vecchio desidera e prega di finire i giorni suoi nella patria sua, acciocchè dove egli cominciò a vivere quivi il suo corpo ritorni alla terra che lo nutrì, e si congiunga ai padri suoi nel sepolcro; chè brutta cosa è l’essere forestiere anche dopo la morte, giacendo in terra straniera.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448