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      Però è disabitata: e come potria abitarsi essendo così aspra, ed arida, e infruttuosa, e tutta uno squallore? Il calore stesso, un’aria che è infocata ed avvampante, e l’arena che bolle, fanno quella regione del tutto impraticabile. I Garamanti soli che vi stanno al confine, gente spedita e leggiera, che abitano sotto le tende, e vivono per lo più di caccia, essi talvolta v’entrano cacciando nella stagione d’inverno, aspettate le piogge, quando il gran caldo si smorza, l’arena s’inumidisce, e vi si può camminare. La caccia loro è di asini selvaggi, di struzzi, e specialmente di scimmie, e talora d’elefanti: chè questi soli animali durano alla sete ed alla gran fersa di quel sole. Eppure i Garamanti quando hanno consumate le provvisioni di cibo che si portano, tornano subito indietro, temendo che non si riaccenda l’arena, e non vi possano più camminare, e così colti come in una rete non muoiano insiem con la preda. E la morte è inevitabile, se il sole attraendo l’umore e subito disseccando il paese, accresce i bollori con le saette de’ suoi raggi, che sono più gagliardi per l’umidità, la quale è nutrimento del fuoco. Nondimeno tutte queste cose che ho dette, il caldo, la sete, il deserto, la sterilità della terra vi sembreranno meno orribili di una che vi dirò, e per la quale è da fuggire quella contrada. Serpenti vari, di sformata grandezza, moltissimi di numero, di forme strane, e d’invincibile veleno nutrisce quella terra; alcuni appiattati in tane sotto l’arena, altri vi strisciano sopra; rospi, ed aspidi, e vipere, e ceraste, e bupresti, e jaculi, e anfesibene, e dragoni, e scorpioni di due specie, l’una che cammina per terra e sono grandissimi e di molte vertebre, e l’altra che va volando per l’aria e hanno le ali membranose, come i grilli, le cicale, e i pipistrelli: e questi volando a schiere per ogni dove rendono inaccessibile quella parte della Libia.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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