Spogliati dei tesori e dei diademi, come risvegliati da un bellissimo sogno, troverete ben altro in casa vostra: come quegl’istrioni che rappresentavano la parte di re nella tragedia, quand’escon di teatro si muoion di fame, essi che testè erano Agamennoni e Creonti. Ben vi dovrà dispiacere ed increscere quel di casa vostra; specialmente a te, o Timolao, quando ti accaderà come ad Icaro, che spennacchiato cascando dal cielo dovrai pur camminare su la terra, e senza quegli anelli che ti sfuggiranno dalle dita. A me più di tutti i tesori e di tutta Babilonia, a me basta di ridere piacevolmente di cotesti sciocchi castelli che fate voi altri, che pur pregiate la filosofia.
Correzioni apportate nell’edizione elettronica Manuzio:
a che punto ci ha lasciati Aclimanto = ...Adimantochi vuole Adiamanto per capitano = chi vuole Adimanto per capitano
LXVI.
DIALOGHI DELLE CORTIGIANE.
1.
Glicera e Taide.
Glicera. Quel soldato d’Acarnania che una volta si teneva la Preziosa e poi s’innamorò di me, quegli che aveva quella bella e ricca clamide, te lo ricordi, o Taide, o te ne se’ dimenticata?
Taide. No, i’ me lo ricordo, o Glicerina: bevve anche con noi l’anno passato alle feste di Cerere. Ma perchè me ne dimandi? Pare che vuoi contarmi qualche cosa di lui.
Glicera. Quella tristaccia della Gorgona, che mi faceva l’amica, me lo ha tolto con inganno.
Taide. Ed ora ei non viene più da te, e si tiene la Gorgona?
Glicera. Sì, o Taide: e questa cosa me l’ho sentita proprio assai.
Taide. È brutta sì, ma dovevi aspettartela, o Glicerina mia; chè si suol fare di questi giuochi tra noi cortigiane.
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