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      .... ma di’ tu stessa, o Doride, ciò che hai udito, se pure non l’hai inventato.
      Doride. Possa morire io, o padrona, se ho detta una bugia. Come io son giunta presso al Pritaneo, ho scontrato Lesbia, che così sorridendo m’ha detto: Panfilo vostro oggi sposa la figliuola di Filone. Io non la credeva, ed ella m’ha spinto ad affacciarmi nel chiassetto che è innanzi casa vostra, e vedere tutto parato, e i suonatori, e la folla, e alcuni che cantavano l’imeneo.
      Panfilo. E vi ti sei affacciata, o Doride?
      Doride. Sì, e ho veduto tutto come ella diceva.
      Panfilo. Capisco l’inganno. Non è tutto bugia ciò che t’ha detto Lesbia, e tu, o Doride, hai riferito il vero a Mirtina. Ma vi siete turbate per nulla: le nozze non sono in casa nostra. Ora mi ricordo che iersera quando mi ritirai da voi, la mamma mi disse: O Panfilo, il figliuolo d’Aristeneto nostro vicino, Carmide che ha l’età tua, già prende moglie, e mette il capo a partito: e tu fino a quando starai con l’amica? I’ la lasciai dire, chè avevo gran sonno. Stamane sono uscito di casa per tempo, e non ho veduto niente di ciò che Doride ha veduto più tardi. Se non mi credi, ritornavi, o Doride; e guarda non solo il chiassetto, ma le porte, vedi quale è parata; e troverai che è quella de’ vicini.
      Mirtina. Tu m’hai resuscitata, o Panfilo: i’ mi sarei impiccata se fosse stata questa cosa.
      Panfilo. Oh, non potev’essere: ed io non sarei così pazzo da scordarmi di Mirtina, che è gravida, e dovrà farmi un bel naccherino.
     
     
     
      3.
      Filinna e la Madre.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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