Dunque Carino t’ha lasciata, e va da Simmiche? egli che per amor tuo sostenne quella gran furia dai suoi genitori, perchè non volle sposare quella ricca, che gli portava, come dicevano, cinque talenti di dote? Mi ricorda che tu me lo contasti questo.
Melissa. E tutto è svanito, o Bacchide: son cinque giorni che non l’ho veduto affatto: ed oggi fanno banchetto in casa di Parmeno suo compagno, egli e Simmiche.
Bacchide. Povera Melissa! Ma perchè questa discordia? La cagione ha dovuto essere grande.
Melissa. Io non la so neppur dire. Ultimamente ei risalendo dal Pireo (dov’era sceso, credo, per esigere un debito, per commissione di suo padre) quando entrò non mi guardò in faccia, non mi accolse secondo il solito mentre io gli andai incontro, ma scacciandomi che volevo baciarlo: Va, disse, da padron Ermotimo, o leggi quel che è scritto sulle mura del Ceramico, dove i vostri nomi stanno su i pilastri. - Chi Ermotimo, io risposi, chi? che pilastri dici? Egli non mi rispose, e senza cenare si corcò voltandomi le spalle. Che credi che io feci ad abbracciarlo, a smuoverlo, a baciargli le spalle per farlo voltare? Niente: non ci fu verso di rabbonirlo; anzi: Se più m’annoi, disse, me ne vado ora, benchè è mezzanotte.
Bacchide. Ma tu conoscevi Ermotimo?
Melissa. Che tu mi possa vedere, o Bacchide, più misera ch’io non sono ora, se io conosco alcun padrone Ermotimo. La mattina al canto del gallo si levò, e se ne andò. I’ mi ricordai che m’aveva parlato d’un nome scritto sopra un muro nel Ceramico, e tosto mandai Acide a vedere.
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